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Quando non vuoi guarire davvero


Giulia Scandolara percorsi di ascolro online

Le persone che chiamano la cartomante non sono sceme. Hanno solo paura di guarire. Però rischiano seriamente di restare inguaiate in un evitamento del loro problema (mancando così anche l'appuntamento col processo di risoluzione).


"Le ho provate tutte"

Tutti quegli individui che passano da un professionista all’altro non sono imbecilli. Hanno piuttosto il terrore di fare qualcosa di consistente e reale, per la risoluzione dei propri problemi.


Quindi, spesso senza saperlo, mettono in atto atteggiamenti sfavorevoli che non porteranno a niente. Fanno mille corsi o consulenze con più professionisti, senza mai portarsi a casa una visione e percezione profonda del problema.


Cosa stai facendo per superare la tua difficoltà?

Ci sono momenti, quando vivi la tua difficoltà o sfida relazionale, in cui, sì, vorresti una soluzione, ma non quella che ti farebbe guarire davvero. È un limbo.


Credo sia importante capire cosa succede davvero, in questa fase. C’è la speranza di guarire, stare bene, risolvere il problema. Ma manca una chiara visione sulla difficoltà stessa. Si ha in testa la propria idea di guarigione, inoltre.


Quindi si lotta per ottenere un’ideale soluzione (sperare ad esempio nel ritorno di una persona amata) che non è la cosa davvero profittevole.

Guarire senza guarire

Molti vogliono guarire senza guarire. Uscire dal problema senza superare il problema. Stare bene senza stare bene. Ma queste persone, intente a vivere la fase dicotomica appena descritta, non sono mica matte o sceme. Sono solo nel mezzo del cammino.


E devono essere educate a capire cosa stanno vivendo (un limbo) per capire come tirarsi fuori (no, non da sole) dalla contingenza. Si stanno portando a spasso, in cerca di qualcosa che nutra le loro speranze (la speranza di un ritorno, la speranza che la persona amata si faccia viva).


75 consulenze diverse

"Le ho provate tutte, per capire questa situazione" mi dice Anna, che la settimana prossima ha già un appuntamento dalla sensitiva.


Deve fare un particolare rito che, pare, le risolverà finalmente questo allontanamento della persona amata.

Anna è una delle tante persone che sento quotidianamente, e che sono disposte a cercare in capo al mondo la consulenza perfetta, o quel professionista dell’impossibile che risolverà loro il problema. Pura illusione.


La ricerca della soluzione impossibile

Ma cerchiamo prima di capire chi è Anna e cosa sta passando. Anna è una persona che arriva in consulenza da me, per una lettura dei tarocchi.


Vuole capire definitivamente se c’è una speranza di riavvicinamento con il suo ragazzo. La loro storia è durata un anno, ma è stata intensa come poche, dice.

Cerchi solo conferme, e non la guarigione

Lei non si rassegna, e per questo ha già consultato diverse cartomanti, e ha fatto anche qualche canalizzazione, per capire se ci fossero speranze di un riavvicinamento. Ha investito in ogni sorta  di rituale d’amore, per poi capire che erano tutte cazzate.


Oggi Anna è anche in un percorso psicologico. Ma dalla psicologa ci va per sfogarsi.

Mi dice che non le serve a molto. E dentro di me continuo a pensare che, se un professionista non ti sta aiutando i casi sono due:

  • o tu non glie lo permetti davvero, e quindi non sei davvero “lì”, in consulenza, con l’ottica di farti aiutare

  • oppure hai a che fare con qualcuno che non sa fare il proprio mestiere


Anna si fermerà?

Ad Anna non basta mai, in ogni caso. Non basta l’aiuto della tarologa, della psicologa, del coach, della sensitiva.


Anna cerca qualcosa che ha il sapore dell’impossibile. Ma vaglielo a spiegare.

Anna non vuole accettare di abbracciare il dolore della perdita. Non accetta la finitudine delle relazioni. Della sua relazione. Vuole tenere in piedi un morto – come dico spesso io. Lo so, posso sembrare crudele. Ma il mio compito non è imbonire, rassicurare, confortare, illudere a ogni costo.


L'accettazione ti porta fuori dalle illusioni

Il mio compito, come Counselor è accompagnare le persone ad accettare ciò che stanno vivendo, riconoscendo quel che accade, ora nella realtà dei fatti, ora nella relazione, ora dentro di sé. Questa sonora presa di coscienza non avviene in 1 ora. Serve un percorso. Anche breve.


Saltando da un professionista diverso a un altro, la persona continua a illudersi, e a spezzarsi interiormente.

Si illude di fare attivamente qualcosa per il proprio problema, mentre invece sta solo surfando un movimento isterico di non accettazione.


Si spezza, perché, professionista dopo professionista, consulenza dopo consulenza, si alza il livello della confusione interiore, come anche quello (pericoloso) della speranza.


Noi non dobbiamo sperare, quando siamo in crisi per amore. Dobbiamo cercare qualcuno che ci aiuti a leggere e ad attraversare la profondità di ciò che viviamo, una volte per tutte.


Tutte quelle consulenze sono una forma di evitamento

Ogni volta che in consulenza arrivano persone come Anna, persone che mi dicono di aver fatto di tutto un po’, di essere saltate da una consulenza a un’altra, io tremo.


Da una parte spero mi ascoltino davvero: così non può funzionare. Perché chiedere aiuto a chiunque, sperando nel miracolo, non è la soluzione, anzi. È il male dei mali.


Da un’altra parte, quando incontro queste situazioni, so quanto sia difficile fermare la corsa folle della persona che vuole il miracolo. Il pensiero magico alla base delle sue azioni è: "visto che io ci credo tanto, nel fatto che lui (lei) possa ritornare, allora questo è possibile che avvenga."


Il pensiero magico

Il fatto di crederci tanto, il fatto di sapere interiormente che se solo lui tornasse, allora tutto potrebbe ripartire, beh, non basta. Inoltre, questo pensiero magico pecca di arroganza.


La persona presume di sapere ciò che vuole l’altro (chi si è allontanato) ignorando completamente il senso del suo allontanamento.


Si crede, cioè, di avere una sorta di super potere, che elude anche le decisioni altrui. Il che non fa che riconfermarci che, persone come Anna, siano in piena balia di una "accecante follia d’amore".


La soluzione

La cosa migliore sarebbe che, chi come Anna, continua cercare la magia, la consulenza risolutrice, il modo per farlo tornare, la smettesse di avere i paraocchi.


Andare da 1000 professionisti diversi per 1000 servizi più o meno sensati e professionali è un sabotaggio. È indice del fatto che la persona non vuole davvero guarire, si trova in un limbo, e se si sveglia dal limbo può essere aiutata.


Il punto, però, è che nessuno può risvegliare una persona dalla propria follia d’amore. È la persona stessa, che deve maturare consapevolezza, e decidere di farsi aiutare.

La soluzione è avere il coraggio di fare un’unica cosa, fatta bene. Serve un percorso che vada in profondità, e che vada a toccare tutte le corde di ciò che è in quella follia d’amore.


Darsi da fare per guarire davvero

Bisogna aiutare persone come Anna a guardarsi dentro, ammettendo di non essere onnipotenti. Non è "visto che dentro sento potremmo tornare insieme, allore questo è possibile".


Accettare la fine di una relazione è doloroso. Bisogna piangere un lutto che nessuno ha voglia di piangere.


Bisogna smettere di cercare la soluzione magica, o dove sta il blocco invisibile che ostacola il riavvicinamento.

Il punto è accettare la volontà dell’altro, in un atto che ha il sapore amaro del senso della realtà. Ma è poi da qui, che torneremo ad amare, liberi e libere da ogni limbo distruttivo.


Giulia Scandolara - Tarologa professionista, Gestalt e Art Counselor




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