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Counseling: le aspettative dei clienti

Aggiornamento: 15 apr


Giulia Scandolara, Counseling online, ascolto e orientamento, relazione d’aiuto a breve termine, lettura tarocchi online, Counselor

Il Counseling ha delle regole. E anche il cliente dovrebbe conoscerle, per evitare di grandi fraintendimenti. Come quando pretende troppo aiuto. Parliamone.

 

Counseling: non serve compiacere i clienti

Da un professionista della relazione d'aiuto ci si aspetta un eterno "sì". Soprattutto quando si paga. Ci si aspetta la prostrazione, il darsi a qualunque costo. Non funziona così.


Come un medico, fa il proprio dovere

Un professionista non deve mai compiacere il proprio cliente. Sarebbe come se un medico non somministrasse le proprie cure, e facesse ciò che dice il cliente. Le cure non possono essere stabilite dal paziente.


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Counseling: le aspettative dei clienti

I professionisti dell'aiuto non si possono incazzare – così pensa la gente comune, che dice "ma che brutto carattere". Come no... Mi tornano alla mente le parole di Perls, a proposito: "Sarò con te. Sarò con te con il mio interesse, la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità. Sarò con te […] ma non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario."

 

No all'assistenzialismo

I clienti pensano – secondo il distorto pensiero assistenzialista – placcare, bloccare, rifiutarsi di fare qualcosa. I professionisti dell’aiuto si devono solo sacrificare.

 

Fermezza: l’insegnamento di Hellinger

Sulla scia di queste riflessioni non posso che condividere la storia di Bert Hellinger, padre fondatore delle costellazioni familiari.

 

Counseling: l'aiuto trasformativo non è accondiscendente

I suoi allievi dicevano che Hellinger si rifiutava di lavorare:

  • per chi si lamentava

  • per chi arrivava tardi alle sue costellazioni di gruppo (si restava fuori, e si entrava solo al momento della pausa)

  • si rifiutava inoltre di compiacere gli altri, nonostante il compenso ricevuto


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L'aiuto sta anche nel "non dare"

L’aiuto – quello sano, trasformativo – è difficile da intendere. Perché non si palesa solo nel darsi, ma anche nel non dare.

 

Molti allievi dicono di aver compreso il comportamento di Hellinger solo tanti anni dopo.

Non era cattiveria, la sua. Ma fermezza.

 

Muoversi in accordo col bene maggiore

Ecco: un professionista dell'aiuto non deve essere accondiscendente coi clienti: rischia di fare il loro male. Deve muoversi in accordo col campo, ovvero con le energie su cui si creano gli incontri.


Obbedisce solo al sentire, perché l'aiuto non può nemmeno essere ridotto ad una più semplice mercificazione (pago/pretendo).

 

Pagamento non fa rima con servilismo

Il sentire è netto, risoluto e risolutivo. Vive di vita propria e non di assistenzialismo a tutti i costi, o di omertà (perché mi hai pagato).

 

"Sei pronto a farti aiutare?", chiedo alle persone che seguo nel Counseling. "Perché avrai ciò che ti serve, ma forse questo non corrisponderà con ciò che hai in mente tu".


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Counseling: l’alleanza Counselor e cliente

Altro tema: molti clienti credono che i professionisti possano tutto. Nessun professionista ha la bacchetta magica. Piuttosto, tutte le nostre professioni ci invitano a sperimentare l’allineamento tra Counselor e cliente. Questo allineamento fa magie.


Educarsi alla relazione d'aiuto

Educarsi alle relazioni è un grande atto di umanità. È comprendere la forza del potere personale, quando è condiviso.

 

Counseling: non mitizzare il professionista

Sperare invece in una risoluzione dei problemi calata dall'alto, no. Direi che fa disastri.

Ieri una cliente felice ha esclamato: "sarai il mio guru". "Non farlo", le ho detto. "Non mettermi su un piedistallo."


Eppure tutti noi ci cascando in molti: si mitizza, si idealizza.

 

Così facendo, si cede all'altro il nostro potere personale. Trasformiamo i professionisti in genitori che ci devono accudire, mentre noi torniamo bambini.


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Counseling: la relazione d'aiuto è un viaggio a due

Nella relazione d'aiuto trasmetto al cliente questa immagine: "pensa di essere su una barca. E  ricorda che remiamo in due. Non sperare che i tuoi problemi li risolva io, da sola. Perché facciamo tutto insieme."

 

Insieme: è la cellula della relazione.

È la parola che tutela tutti dall'idealizzare i professionisti. È la chiave per non togliersi da quell'equazione che genera un cambiamento.

 

Chiudo, ancora con le parole di Fritz Perls: "Io sono io. Tu sei tu. Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative. Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative. Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa. Se ci incontreremo sarà bellissimo; altrimenti non ci sarà stato niente da fare."

 

Giulia Scandolara - Tarologa professionista, Gestalt e Art Counselor





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