Counseling e la lettura dei tarocchi sono una forma di aiuto. Al pari del Counseling, infatti, anche la lettura dei tarocchi è una relazione d’aiuto vera e propria. Quando viene praticata con serietà è professionalità, sia chiaro.
Molti lo ignorano. E ignorano anche che, come ogni forma di aiuto, la lettura e il Counseling hanno le loro regole. Parliamone.
Counseling e lettura dei tarocchi: le regole
Che si tratti di Counseling o di Tarocchi serve rispettare alcune regole affinchè l’aiuto possa davvero arrivare a destinazione. Ovvero, nel/la cliente.
Questi princìpi vanno rispettati sia dalla professionista – la sottoscritta, in questo caso – che dal cliente. Solo che non vengono mai detti in modo esplicito. E allora, esplicitiamo:
Non ti posso aiutare, se non mi chiedi aiuto
L’aiuto richiede il rispetto di una distanza gerarchica (relazione verticale)
Ti aiuto fin dove serve. Appena puoi, ti aiuto a camminare sulle tue gambe
L’aiuto si svolge in un contenitore: è il tempo della sessione
Non si aiuta via chat o via messaggi
Tra noi non c’è una relazione amicale
Non sempre si può aiutare. A volte non è consentito
Come terapeuta non mi aspetto risultati: stiamo nel processo creativo
Non c’è giudizio. Dentro, e attorno al mio lavoro
Posso aiutarti solo nei miei limiti
Il mio aiuto libera, e non genera dipendenza
Lavoro per il tuo bene. Proprio per questo non starò sempre dalla tua parte
Accoglienza e amore per tutti: è così che includiamo anche “ombre” e “nemici"
Adesso che abbiamo chiarito le principali regole dell’aiuto, beh, andiamo a conoscerle insieme, in modo fluido e discorsivo.
Counseling: essere professionisti dell’aiuto richiede disciplina
Molto spesso i miei clienti e le mie clienti escono – senza volerlo – dallo spazio d’aiuto. Come lo fanno? Ad esempio descrivendo il problema via chat. Oppure escono dall’aiuto quando cercano l’amicizia oltre il servizio di consulenza.
Perché è così importante che io faccia rispettare le regole dell’aiuto? Perché, quando si scavalcano queste buone pratiche, l’aiuto non passa.
Counseling: l'importanza del rispetto delle regole
Se, io per prima, non mettessi dei sani confini alle persone, non le potrei aiutare. Vanificherei, in questo modo, tutto il mio lavoro. E anche il loro tempo. La pulizia che gravita attorno alla relazione d’aiuto – che si tratti di Tarocchi o Counseling – è il punto più importante del mio lavoro.
Pulizia ed etica: insomma, professionalità
Pulizia significa chiarezza. E la chiarezza professionale (etica) è tutto ciò che serve per la risoluzione dei problemi. Molte volte, le persone faticano ad entrare nel cambiamento perché, in partenza, non è chiara la relazione terapeutica. E non sono definiti bene i suoi confini. Con me non capita.
Counseling: prima serve capire per poi entrare nell'aiuto
Ci vuole tempo, per entrare nelle regole dell’aiuto. E personalmente cerco di far attraversare questo spazio ai miei clienti, in modo gentile e consapevole. So che le persone capiscono. E che hanno bisogno di essere semplicemente informate dell’esistenza di queste buone prassi.
Ecco perché, ad esempio, uso le chat solo a scopi informativi. Ci tengo. Aggiungo. Il senso del contenitore terapeutico va rispettato anche se la lettura dei tarocchi e la sessione di Counseling avvengono online.
Il contenitore è quell’ora di aiuto o quell’ora e mezza, in base al tempo concordato.
Quando rispettiamo i tempi dell’aiuto, il cliente, la cliente, vestono un abito della taglia giusta.
Counseling: chi tende a non rispettare le regole
Le persone che tendono sempre a sforare i tempi non sanno che insistono ad indossare una taglia che non è la loro. L’aiuto vive di misure opportune.
Counseling: perché non si aiutano tutti
Ci sono contesti in cui non è possibile aiutare la persona. Le motivazioni sono tante. La richiesta di aiuto può essere fuori misura, insensata o impossibile.
Questo accade ad esempio ogni volta in cui un/a cliente mi chiede di usare la tarologia come se si trattasse della cartomanzia. Non posso.
Counseling: devo dire anche dei no
Non corrisponde alla mia etica. Inoltre ricordo che, la cartomanzia (che è pura fuffa) porta all’irretimento della persona. Irretimento in dinamiche di dipendenza.
Nel Counseling mi è impossibile aiutare, se la persona parte in quarta, o non mantiene il ritmo concordato delle sessioni. Ecco perché valuto attentamente chi aiutare e chi no.
Molto spesso, inoltre, le persone dicono di voler cambiare. Ma cercano solo una valvola di sfogo per parlare, parlare, parlare.
Descrivere il problema, senza entrarci e senza attraversarlo davvero, rende impossibile il processo di cambiamento.
Counseling: la relazione d’aiuto è un impegno verso te
È la persona stessa, a dover prendere in carico, con serietà, il proprio problema. Parte tutto da qui. Poi, è mio compito accompagnarla nella relazione d’aiuto. Qui, le regole dell’aiuto creano i passi verso la libertà individuale.
L’impegno è valorizzato dal setting, ovvero da quelle impostazioni del servizio, che aiutano la clientela a camminare nella strada del cambiamento. Queste impostazioni sono come gli argini di un fiume. Se cliente e terapeuta non hanno argini, si esonda.
Quand’è che non si può aiutare? Non è facile per me parlarne. Penso a tutte quelle donne che sono irretite da una relazione tossica. Non tutte si possono "salvare". Perché alcune desiderano ad esempio capire come convivere meglio con il proprio carnefice. E questo non è possibile.
Chi non accetta la realtà del dolore non può essere aiutato ad attraversarlo.
Saper stare con il cliente non significa dire sempre sì
Molto spesso, nella vita dei miei clienti, sono presenti persone apparentemente insopportabili, impossibili, soffocanti e maldestre. Ma è veramente così? Il mio compito non è quello di dare sempre ragione al/la cliente.
Il mio compito è allearmi con il problema. Per sentire da che punto è possibile rintracciare la sua risoluzione. Ecco perché non è detto che io “difenda” la persona, nelle dinamiche che mi racconta.
C’è chi dice che “il problema” è la mamma, la compagna, il compagno o il datore di lavoro. Se non andassi a scandagliare davvero le dinamiche relazionali, beh, potrei perdermi delle fette di verità. A volte queste parti sono determinanti per la risoluzione.
Counseling: non essere sempre accondiscendenti
Si sta sul filo del rasoio, nella relazione d’aiuto. Perché l’aiuto non è solo in ciò che chiede la persona. Ma si cela in ciò che la persona non vede. È poi questo, il motivo per cui si chiede aiuto: nessuno può risolvere da sol* i propri problemi.
C’è una scomodità sana, nell’essere aiutati, che segnala come il vero cambiamento sia possibile. Quando l’aiuto passa tutto torna a posto. Ma se non è a posto la relazione cliente/professionista è meglio non iniziare.
Giulia Scandolara - Tarologa professionista, Gestalt e Art Counselor
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